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Occhiali Spessi

come vedo il mondo

A Settembre

A Settembre torno ad esporre un mio lavoro.

All’interno di una collettiva, insieme ad altri 6 fotografi.

Mi preme scriverla adesso questa cosa, perché mi sembrano degli anni che non espongo miei lavori (in realtà ne è passato uno, dall’ultima volta che ho allestito una storia appendendo fotografie).

Va da se che son soddisfazioni, grosse, almeno per me.

Comunque, il lavoro si chiama Ticking away, son 21 fotografie, e il testo introduttivo comincia così:

“A mia mamma piaceva molto Vasco Rossi soprattutto in età avanzata. Mi ha sempre stranito sentirla cantare in cucina, a Basilicanova, nella casa nella quale abitava da quando lei e mio padre si sono avviati verso la pensione, canzoni come Vivere, o strofe come Voglio trovare un senso a questa vita, e cose così. Spesso non si accorgeva della mia presenza e quando uscivo allo scoperto, dalla sala o dalla scala che porta alle stanze ai piani di sopra, mi guardava e scoppiava a ridere, e diventava paonazza.”

Poi dopo continua con altri aneddoti, che vi svelo prossimamente.

Insieme alle date giuste della mostra collettiva e al posto dove si terrà.

Arrivederci a Settembre, se volete.

Anche qui

Solo per dirvi che mi trovate anche qui, e che, nonostante il periodo tremebondo che stiamo attraversando (o forse proprio per quello) stiamo lavorando parecchio in questi mesi (anche se non si vede): https://www.instagram.com/giulionori1969/

A presto.

Some of These Days

Some of These Days
Some of These Days

Da tempo non ci si vede, ma non siamo stati con le mani in mano. Ecco Some of these days, la parte scritta:

“Ma dopo che furono chiuse le porte, tutti si accorsero, compreso il narratore, di essere sulla stessa barca e di doversene fare una ragione. Così, per esempio, un sentimento privato quale la separazione da una persona amata divenne improvvisamente, sin dalle prime settimane, quello di un’intera popolazione e, insieme con la paura, il principale motivo di sofferenza di quel lungo periodo di esilio.”

Albert Camus

La peste

 

Some of these days comincia con una gita fuori porta, il giorno prima dell’entrata in vigore delle restrizioni da “zona rossa” per il contenimento della pandemia da Covid 19, a Parma e poi in tutta Italia, ed è un modo come un altro per indagare la lunga convivenza in famiglia che ci ha accompagnati da inizio marzo fino a maggio, continuando a praticare quella cosa che chiamo “fotografia”.

Abbiamo incontrato per primo lo stupore, quello di scoprirci ancora indifesi, nonostante tutta la scienza e la tecnologia delle nostre Nazioni, e quello di trovarci improvvisamente tutto quel tempo vuoto, da riempire, giusto li davanti a noi.

E quindi anche la gioia dei momenti catartici, la danza, il chiasso a qualsiasi ora dei primi giorni; il sole in fronte, e il tempo per leggere e per svuotare una cantina che aspettava da tre anni e mezzo.

Ci ha fatto compagnia la noia, fredda come un telecomando stretto in mano.

Abbiamo riscoperto di essere capaci di leggere una favola, a noi stessi e a chi ci sta vicino, prima di addormentarci, e di svegliarci sperando in un giorno meno pesante del precedente.

Abbiamo visto il buio, e incontrato la paura, spesso, non ammettendocelo.

Abbiamo sentito il suono delle ambulanze giorno e notte, lungo la provinciale che ci lambisce casa, e quello delle campane a morto, dalla chiesa antica che alloggia dietro di noi.

Abbiamo capito chiaramente (ne avevamo bisogno?) che cosa conta veramente, nello stare al mondo (si, ne avevamo bisogno, decisamente).

Abbiamo urlato forte, spesso, e fatto crisi, e sbattuto porte.

Poi abbiamo messo da parte tutti gli scatti che parlavano di altro che non fosse tranquillità, o introspezione, oppure entrambe le cose.

Per rispetto verso noi stessi, e soprattutto verso tutti quelli che se ne sono andati, improvvisamente, troppo presto e senza la possibilità di un ultimo saluto.

Molte volte ci siamo chiesti cosa avremmo fatto se e quando la situazione sarebbe migliorata.

Se, e quando.

Io, poi, non appena è stato possibile, sono tornato dal mio meccanico di quartiere, e ho preso una bicicletta, che qui in Emilia, non avere una bicicletta sotto al sedere, è come se non si fosse nemmeno venuti al mondo.

 

E la parte editata (un grosso grazie a Witness Journal per la pubblicazione:

Some of these days

Al prossimo giro.

 

 

Una Fotografia per Parma

Una Fotografia per Parma
Una Fotografia per Parma

Seriamente, dato che c’è parecchio bisogno dalle nostre parti

“Tu non fai una fotografia solo con la macchina fotografica. Tu metti nella fotografia tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai ascoltato, e le persone che hai amato.” 
Ansel Adams

Una fotografia per Parma è un progetto nato dalla collaborazione tra i Festival fotografici del territorio, il Colorno Photo Life e Stop-piccolo festival indipendente della fotografia, con il supporto tecnico di Cactus Studio, ed ha lo scopo di raccogliere fondi per il reparto di terapia intensiva dell’ospedale maggiore di Parma. Il progetto coinvolge fotografe e fotografi che hanno donato un loro scatto, in vendita su questo portale al prezzo di 50 euro. Per richiedere la foto scelta potete inviare una mail all’indirizzo dedicato unafotografiaperparma@gmail.com; sarà nostra cura indicarvi le modalità per il pagamento. Le fotografie acquistate verranno stampate in dimensione 20 per 30 cm, su carta Canson Barita Prestige da Cactus Studio. Una volta terminate le restrizioni vigenti per la pandemia in corso, le foto scelte verranno inviate a mezzo posta direttamente a casa vostra (a meno che non vogliate recuperarle direttamente presso i nostri stampatori di fiducia). L’intero ricavato delle vendite andrà in beneficenza. Vi aspettiamo.

https://unafotografiaperparma.myportfolio.com

 

La Solitudine dei Confini

la solitudine dei confini
la solitudine dei confini

Il giorno 8 Maggio (Venerdì), lontano dalla mia città, questa volta, ci sarà l’anteprima del mio ultimo lavoro, scattato tra l’alta Val di Susa e le prime valli francesi.
Il titolo rimane quello di sempre, La solitudine dei confini.
Tra qualche settimana, poi, vi dico dell’altro.

Teorico, Pratico e Filosofico

4, 11 e 18 Aprile
4, 11 e 18 Aprile

Questo corso, che però chiamare corso è riduttivo, comincia prima delle date indicate, e finisce molto dopo (nel senso che si spera vi lasci qualcosa di importante; per lo meno, questo mi viene detto da chi già lo ha frequentato in passato).
Oltre a tutto ciò, questo corso finanzia anche STOP-piccolo festival indipendente della fotografia.
Per informazioni dettagliate ed iscrizioni scrivete a adslegiraffe@gmail.com (i posti sono limitatissimi, e stanno per terminare).
Grazie.

Punti di Vista

punti di vista
punti di vista

Questa cosa, insieme a Cristiano Freschi e al Ruolo Terapeutico, è tutta un punto interrogativo, nella mia testa.
Ed il bello è decisamente quello.
Vi copio-incollo l’incipit del progetto; per informazioni dettagliate, scrivete a info@ilruoloterapeutico.pr.it
“Non scattiamo una fotografia solo con la macchina fotografica. Nell’atto di fotografare ti accompagnano tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai ascoltato, le persone che hai amato” (Ansel Adams)
Il laboratorio fotografico Punti di Vista ha l’intento di mettere in connessione fotografia, spazi interiori e luoghi in cui viviamo per accedere a nuovi modi di prendersi cura di se’ e conseguentemente degli altri e del territorio.
Le nostre mappe interiori e i luoghi fisici esterni a noi (gli spazi abitati della città) sono sempre in relazione, pur se spesso inconsapevolmente. Attraverso gli scatti fotografici dei partecipanti, le riflessioni e le emozioni del gruppo proveremo a interrogarci su queste relazioni per prenderne maggiore consapevolezza; proveremo altresì a offrire strumenti e stimoli per aprirsi a nuovi sguardi verso sè e verso l’esterno.

Tre Portfolio

tre portfolio
tre portfolio

Tra qualche tempo, tra qualche settimana, se tutto va come deve andare, parte in tour insieme a due bravi musicisti (Diego Baioni e Alberto Ferretti) Tre Portfolio.
In estrema sintesi, presento tre portfolio ricavati dai miei ultimi lavori (uno dei quali, la solitudine dei confini, non ancora esposto), accompagnandoli con letture di testi introduttivi scritti da me.
La formula è ancora tutta da collaudare, ma il senso del mio lavoro è quello di proporre fotografie stampate, e non files o audiovisivi.
Tutto qui.
Seguiranno aggiornamenti.

Camera 35

Camera 35
camera 35

Sabato 16 Novembre, alle 10, alla sala dei cervi di palazzo dei Pio, in Piazza Martiri, a Carpi, nell’ambito del Carpi Foto Fest, oltre a tanti altri lavori, è stato esposto anche il mio Camera 35 – fuori e dentro il campo, in anteprima (mondiale, vedete voi).
Qui di seguito l’incipit all’introduzione del lavoro fotografico (che leggerete a Carpi, se avete voglia di passare).

Camera 35 – fuori e dentro il campo

“Noi siamo ciò che facciamo finta di essere, e dovremmo porre più attenzione in ciò che facciamo finta di essere.”
Kurt Vonnegut
Madre Notte

Camera 35 racconta delle conseguenze artistiche (sempre che la fotografia la consideriate arte, e sempre che io possa considerarmi un fotografo) di un team building* aziendale, e di come, grazie agli insegnamenti fondamentali del Maestro Kurt Vonnegut, ci si renda limpidamente contro, mentre si viaggia da Valparaiso, in Cile, a Cracovia e da qui a Oświęcim, in Polonia, che la storia si ripete.
All’infinito.

*Il complesso delle attività dirette a favorire la comunicazione e a stabilire un clima di fiducia e di collaborazione tra i componenti di un gruppo, in particolare tra i dipendenti di un’azienda.

E poi un’indicazione pratica:

Le mostre rimarranno aperte fino al 1 dicembre 2019  con orari:
           giovedì 10,30/12,30;
           sabato e domenica: 10,30/12,30-16,30/19,00.

 

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